Mostre + presentazione libro:
Valentina Povarova Paola Zorzi
Corrispondenze e Dissidenze incrociate con la Russia.
Declinando il libro d'artista.
Rendili liberi di Francesco Pelle
COMUNICATO STAMPA
Sordevolo 10 Settembre 2019
Villa Cernigliaro, già luogo di ritrovo degli intellettuali di punta che durante il fascismo si ritrovavano per opporre resistenza al regime, prosegue in questa sua vocazione dando voce alle ricerche delle Avanguardie artistiche e alle tante espressioni culturali dell'arte contemporanea. La Dimora storica saluta la Stagione autunnale con una nuova sorprendente iniziativa culturale composta da due mostre e un Reading di letteratura in occasione del Vernissage di domenica 22 Settembre dalle ore 16.30
La mostra “Paola Zorzi – Valentina Povarova” presenta la straordinaria ‘corrispondenza’ tra le due artiste impreziosita dalla felice partecipazione di 8 artisti russi, "non conformisti" già operanti in Unione Sovietica da prima della caduta del Muro di Berlino, tra questi alcuni facenti parte del gruppo cosiddetto della Malaya Gruzinskaya, la via di Mosca dove in uno scantinato venivano organizzate mostre non ufficiali. In particolare questa mostra vuole documentare, sulla base del reciproco lavoro artistico, la corrispondenza epistolare intercorsa tra Paola Zorzi e Valentina Povarova, artista di San Pietroburgo contattata da Paola Zorzi in seguito ad una mostra di arte Postale tenutasi a Milano. Parallelamente sono presenti opere di alcuni artisti russi collegati alla figura dell'artista Ion Koman incontrato la prima volta da Paola Zorzi presso la galleria Rino Costa di Casale Monferrato nel 1993. Con alcuni di questi artisti l'artista biellese ha avuto l'opportunità del tutto eccezionale di esporre sia in Italia che in Russia.(1) Il collegamento infatti è rappresentato dalle Avanguardie Storiche Europee – Russe in particolare - di cui tutti gli artisti presenti in questa mostra sono eredi diretti e/o continuatori in qualità di artisti "non conformisti" attivi nell'Unione Sovietica da prima della caduta del Muro di Berlino. Alcuni di questi vantano inoltre di aver avuto come insegnate Vladimir Sterligov, a sua volta allievo di Kasimir Malevic. Di fatto tutti si presentano come artisti ispirati dai principi plastici che vanno dal Post-impressionismo al Cubismo, dalla teoria del colore di Matjushin e Filonov (arte analitica) al Cubo-futurismo, dal Costruttivismo e Suprematismo alla "Cupola sferica" (rette curve) di V. Sterligov.
1) E mentre Paola Zorzi aveva stretto amicizia con Ion Koman già dal 1993 esponendo fra l'altro con alcuni degli artisti russi presenti in questa mostra in più occasioni, vale la pena ricordare che, ad esclusione di Valentina Povarova, gli artisti russi presenti in questa iniziativa nel 2016 erano presenti alla mostra collettiva "Prima e dopo il Muro. 9 artisti dal Mar Morto agli Urali". Iniziativa tenutasi nel comune di Corbetta (Milano), coordinata a suo tempo da Cristina Avogadro per l'associazione MIR di Novara e da Maurizio Cattaneo Assessore alla Cultura del Comune di Corbetta.
La mostra “Declinando il Libro d’Artista”
suggella una nuova collaborazione con la storica galleria genovese Unimediamodern, fondata da Caterina Gualco nel 1970, punto di riferimento dell’arte contemporanea in Italia e a livello internazionale negli ultimi cinquant’anni. Con la stagione 2019/2020 Caterina Gualco festeggerà i suoi 50 anni di attività culturale ed espositiva e di promotrice dell´arte contemporanea a Genova e in Italia, rappresentando una delle voci più autorevoli nel panorama artistico contemporaneo sovente rivolta con intelligenza e spirito innovativo alla manifestazioni artistiche sperimentali; una storia caratterizzata da una continua ricerca pioneristica e d´avanguardia, fuori da schemi o mode, focalizzando l´attenzione su mezzi espressivi come l’installazione, la fotografia, il video e la performance in generale.
“Rendili Liberi”
è il Reading di racconti inediti, con Luisa Nuccio e letture di Riccardo Alberto, che presenta il volume di Francesco Pelle “La settima morte ed altri racconti”.
Z e r o g r a v i t à V i l l a C e r n i g l i a r o per arti e culture
L a S e r r a d e i L e o n i
Presentano
PAOLA ZORZI - VALENTINA POVAROVA
CORRISPONDENZE E DISSIDENZE INCROCIATE dalla RUSSIA
San Pietroburgo - Mosca - Milano - Biella
Con la partecipazione straordinaria di:
Larisa Astrein, Vladimir Bugaev, Nicolay Gutzu,
Ion Koman, Andrey Mudrya, Mikhail Roshnyak,
Alexandr Schumov, Mikhail Tzarush
Villa Cernigliaro & La Serra dei Leoni
22 Settembre › 30 Ottobre 2019
giovedì › domenica ore 15 › 19
La chiusura della mostra è stata prorogata al 30 Novembre
Qualcosa sulle Avanguardie russe.
Vale la pena ricordare che storicamente le Avanguardie storiche russe, nonostante avessero avuto un ruolo determinante nella Rivoluzione d'ottobre, furono presto represse anche a causa del potere che ancora esercitava l'ambiente accademico e che la nuova arte metteva in discussione. Dopo Lenin, a seguito della feroce repressione del periodo stalinista, si affermò dunque l'accademismo più convenzionale e con questo i canoni estetici del cosiddetto "Realismo socialista".
Dissidenze incrociate.
In pratica il contraltare della pubblicità, affermatasi come fenomeno estetico nei paesi occidentali, ad Est sarebbe stato rappresentato dalla propaganda politica. Ma mentre la pubblicità affermatasi in regime capitalista si prestava in parte all'innovazione stilistica, seppur strumentale e fortemente condizionante in senso capitalista, le forme attraverso cui si andava affermando la propaganda nei paesi dell'Est erano per molti tratti simili a quelle del fascismo.
Le sperimentazioni radicali di inizio secolo che, anche grazie alle grandi aspettative determinate dalla Rivoluzione di ottobre, si erano sviluppate e affermate in modo dirompente, una volta marginalizzate furono in seguito portate avanti e conosciute dall'Occidente trasversalmente attraverso i canali più disparati. Ma solo a partire dagli anni Cinquanta, e soprattutto Settanta, venne riconosciuta la giusta importanza alle Avanguardie russe fino a quel momento bistrattate in URSS e considerate materia da specialisti in Occidente.
Un po' di storia...
Il Bauhaus che aveva accolto alcuni di questi artisti, tra questi Kandinsky e Moholy Nagy, che era entrato in contatto con Malevic e la teoria del Suprematismo e dell'Unismo, fu uno dei canali attraverso cui la radicalità di quelle ricerche e metodologie transitò. In effetti i Vchutemas, Istituti tecnico-artistici superiori operanti in Russia già dal 1921 (Mosca e Pietrogrado, oggi San Pietroburgo), ipotizzavano una sintesi tra arte e tecnica e sono da considerarsi il corrispondente russo del contemporaneo Bauhaus tedesco. Una tale novità metodologica, antigerarchica, democratica, improntata alla collaborazione e al lavoro di gruppo, unita ad un'estetica completamente nuova, ebbe però vita difficile ovunque: i Vchutemas furono chiusi dalla dittatura stalinista, il Bauhaus fu costretto alla chiusura dal nazismo (mentre le opere e gli artisti furono definiti degenerati), il NewBauhaus trasferitosi a Chicago ebbe vita relativamente breve costretto come fu alla chiusura per motivi economici. Il metodo fu però recuperato da alcune tra le industrie più illuminate degli Stati Uniti e acquisito dall'Istituto Superiore di Design dell'Istituto di Tecnologia dell'Illinois.
Oggi molte di quelle acquisizioni e sperimentazioni di inizio secolo fanno parte della nostra vita sia in quanto design, architettura, metodologia (apprendimento progressivo), fattori motivazionali, sia perché ormai parte dell'arte contemporanea.
Ma cosa era accaduto a chi era rimasto in Unione Sovietica?
I protagonisti delle avanguardie non ebbero certo vita facile. In parte dovettero accettare dei compromessi, Malevic stesso dopo essere pervenuto al "Quadrato nero", cioè ad un'arte "non oggettiva" (nel senso che non rappresentava o copiava oggetti o la natura), ritorna al figurativo seppur sottoposto ad un certo grado di astrazione e sintesi; Vera Ermolaeva, teorica con Malevic del Suprematismo, muore di stenti in un gulag; Rodcenko utilizzerà il mezzo fotografico in modalità molto innovative ma pur fotografando da particolari prospettive (e forse proprio per questo) le parate ufficiali di regime ad un certo punto sarà radiato dall'albo dei fotografi, per tutta la vita terrà poi vivo il ricordo dell'amico Majakovski suicidatosi in circostanze mai del tutto chiarite; Kobro e Strezminsky - teorici dell'Unismo - in Polonia saranno perseguitati sia dai nazisti che dal regime cosiddetto comunista che li emarginerà mentre alcuni loro allievi porteranno avanti in clandestinità le loro teorie sulla visione...
e così via.
Avanguardie ieri e oggi. Più ci allontaniamo, più siamo fedeli alla tradizione.
Ma queste realtà culturali, quegli artisti, Malevic in particolare, che aveva dato molta importanza all'insegnamento, non sarebbero scomparsi senza lasciar traccia.
Questo vale anche per gli artisti presenti in questa mostra quali prosecutori di un'avanguardia che aveva come presupposti programmatici la ricerca, l'apertura e confronto con le sempre nuove istanze e problematiche legate al presente.
Altrettanto vale per le tante realtà operanti nell'Europa dell'Est che grazie alle mostre allestite in questi ultimi anni abbiamo avuto l'opportunità di conoscere.
In tal senso vale ancora la citazione dal testo teorico di W. Strzeminski.
“Seguire il lavoro delle generazioni precedenti, studiare le loro premesse, aggiustare e continuare il sistema – è il modo per creare nuovi valori culturali. Le opere moderne devono essere create sulla base di tutte le esperienze precedenti, ma il loro inizio è lì, dove è la fine di tutto ciò già creato. La tradizione è la materia prima, che deve servire per la costruzione, ciò significa che deve essere trasformata in ciò che non esisteva prima. Più ci allontaniamo, più siamo fedeli alla tradizione”. (Blok, 1924, n. 8-9 frammenti)
Biografia degli artisti presenti in mostra:
Valentina POVAROVA, San Pietroburgo 1933-2007, si diploma all'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo nel 1960.
Si forma come artista nell'ambiente degli allievi di K. Malévitch, P. Filonov etc. di cui vanta fra i professori non ufficiali P. M. Kondratiev e V. V. Sterligov.
Circa 200 sono le esposizioni "clandestine" tenutesi tra il 1960-1980.
La prima esposizione ufficiale risale al 1989, anno della caduta del muro di Berlino.
Partecipa a numerose importanti esposizioni, comprese mostre personali, a San Pietroburgo.
Esposizioni internazionali: Lodz, Pologna; Parigi, Francia; Gent, Belgio; Stati Uniti, California Università La Fayette, Los Angeles N-York 90.
Acquisizioni di opere dai Musei Russi di San Pietroburgo, Museo di Belle Arti di Arkhangelsk, Museo di Arte Contemporanea Puškin.
Sue opere si trovano in collezioni private negli Stati Uniti, Spagna, Polonia, Italia.
Paola ZORZI – 1956 Candelo (BI). Dal 1977 al 1993 lavora presso la filatura Zegna (Biella) occupandosi di arte applicata. Entra quindi in contatto con i gruppi artistici italiani degli anni Sessanta e Novanta (gruppo N, GRAV, Manifesto n.Ø, Koinè). Dal 1991 al 1993 espone con la Galleria Rino Costa di Casale M.onferrato. Collabora quindi con Arte Struktura (Milano) partecipando alle iniziative del Costruttivismo Internazionale e alla rassegna “L'arte costruisce l'Europa”. Interventi al B. Brecht - oggi Circuiti Dinamici - e Microbo (Milano); Einaudi diffusione (Biella). Del 2001 è ''ArteBA'', Buenos Aires. Nel 2011 partecipa a “Detenzioni” sulla condizione di persona detenuta e al “Premio PAV” (Parco Arte Vivente) conseguendo col gruppo “LI” (Bertello, Sunder, Zorzi) una menzione d'onore (Torino). Presenta la personale e retrospettiva “filo/sofismi” (2012), Villa Cernigliaro, Serra dei Leoni, Parchi Letterari (Sordevolo). Stringe rapporti con il movimeto MADI ungherese con cui è presente al “Simmetry festival” di Budapest (2013) e di Vienna (2016). Del 2007 è la mostra “Materia oscura”, con la partecipazione di Armando Riva, Studio Dieci (Vercelli). Nel 2007/8 è invitata a Srebrenica e Bihac (Bosnia Erzegovina). Dal 2014 presenta mostre fotografiche sul processo Eternit di Torino. Dal 2012 collabora alle iniziative di Villa Cernigliaro/Serra dei Leoni, Associazione culturale Zero Gravità e Parchi Letterari. Del 2019 è “Retour sur le Lettrisme”, con Armando Riva è presente con un'iterazione di poesia acustico-visiva a partire dall'opera di Roland Sabatier “Invitation à une excursion infinitésimale” .
Larisa ASTREIN
Larisa Astrein, 1941 Ashkhbad (Turkmenistan). Studia a Leningrado con la professoressa Gorokhova, quindi all'Istituto Superiore d'Arte V.I.Mukhin completand la sua formazione nel 1966. Dal 1982 adotta il sistema Sterligov, alla teoria del colore di Matjushin e alla cupola sferica di V. Sterligov. Dagli anni Novanta è membro dell'Unione dei Pittori Russi. Vive e lavora a San Pietroburgo.
Vladimir BUGAEV
Vladimir Bugaev, 1948 Piketno (Omsk, Russia). Studia grafica nell'Istituto Pedagogico M.Gorkij di Omsk. Durante la sua attività artistica sperimenta varie tecniche e generi (video e performance). È membro dell'Unione dei Pittori Russi. Vive e lavora a Khanty-Mansijsk (Siberia).
Nicolay GUTZU
Nicolay Gutzu, 1954 Kurja (Tjumen, Russia), compie i suoi studi all'Istituto d'Arte I.E.Repin di Kishinev. Nel 1976 si trasferisce a Mosca, si unisce agli artisti "anticonformisti" della Malaya Gruzinskaya partecipando alle mostre del gruppo. È membro dell'Unione Pittori Russi e dal 2001 svolge la propria attività sia a Mosca che a Bucarest.
Ion KOMAN
Ion Koman, 1954 Garachish (Moldavia). Dopo gli studi presso la facoltà di pittura e disegno all'Istituto d'Arte I.E.Repin di Kishinev, nel 1978 di trasferisce a Mosca dove lavora come grafico politico e frequenta il gruppo dei pittori "anticonformisti" della Malaya Gruzinskaya. Dal 1987 è membro dell'Unione dei Pittori e Grafici di Mosca. Dal 1991 svolge l'attività artistica in Italia e a Mosca.
Andrey MUDRYA
Andrey Mudrya,1954 Orekhei (Moldavia). Studia all'Istituto d'Arte I.E.Repin di Kishinev. Ha ricoperto la carica di direttore artistico del Museo di Arte Contemporanea di Kishinev. È membro dell'Unione dei Pittori Moldavi.
Mikhail ROSHNYAK
Mikhail Roshnyak, 1958 Sterlitamk (Bashkiria, URSS). Studia all'Istituto di Arti Grafiche di Mosca. Nel 1992 a Lipsia fonda il gruppo Miros-Yggs e nel 1993 a Mosca pubblica la rivista All-MANACH dedicata ai problemi dell'arte alternativa. È membro dell’Unione Pittori Russi. Vive e lavora Mosca.
Alexandr SHUMOV
Alexander Schumov, 1960 Mosca. Studia Storia dell'Arte all'Università MGU di Mosca specializzandosi in modernismo ed arte contemporanea. Dal 1991 espone opere pittoriche e fotografiche. È autore di installazioni e curatore all Kunsthaus Oerlikon di Zurigo. Vive e la vora a Zurigo e Mosca.
Mikhail TZARUSH
Mikhail Tzarush, 1948 Ungeni (Moldava). compie i suoi studi all'Istituto d'Arte I.E.Repin di Kishinev, completa quindi la sua formazione presso l'Accademia di Belle Arti di Leningrado. Dal 1971 adotta il sistema Sterligov ispirato ai principi plastici dell'Impressionismo, Cubismo, alla teoria del colore di Matjushin e alla cupola sferica di V. Sterligov. È membro dell'Unione dei Pittori della Moldavia. Vive e lavora a San Pietroburgo e Kishinev.
Z E R O G R A V I T A' V I L L A C E R N I G L I A R O P E R A R T I E C U L T U R E
in collaborazione con
UNIMEDIAMODERN
Presenta
D E C L I N A N D O IL L I B R O D’ A R T I S T A
A cura di Caterina Gualco
Collezione Caterina Gualco - Unimediamodern, Genova
Allestimento a cura di
Carlotta Cernigliaro, Emma Tidon, Beatrice Palugan
Villa Cernigliaro, Galleria e Sala Biblioteca
22 Settembre - 27 ottobre 2019
dal giovedì alla domenica ore 15 - 19
Artisti in mostra:
Giannetto Fieschi – Claudio Costa – Aurelio Caminati – Carlo Merello – Roberto Agus – Piergiorgio Colombara – Emilio Scanavino – Rocco Borella – Chumi Chumez – Hans-Hermann – Ugo La Pietra - Corrado Bonomi – Ben Vautier – Giuseppe Chiari – Renato Mambor – Carlo Tognolina – Luigi Viola -Elisabeth Scherfigg – Lucio Pozzi – Henry Chopin – Gianni Bertini – Ugo Carrega – Vincenzo Ferrari -Aldo Mondino – Ben Patterson – Jackson Mac Low – La Monte Young – George Maciunas – Robert Filliou – Joseph Beuys – Emanuele Magri – Charles Deyfrus – Giuseppe Pellegrino – Nanni Balestrini – Geoffrey Hendricks – Sergio Muratore – Daniel Spoerri – Paolo Gioli – Li Chi Choi – Daniele Ferrarazzo – Sarenco – Lucio Fontana – Vittoria Gualco – Coco Gordon – Fabio Mauri – Remo Salvadori – Serge III – Roberto Floreani – Giovanni Rizzoli – Martino Oberto – Giulia Niccolai – Alik Cavaliere – Martin Hiddink – Rino Baldassare – Gianni Sedda – Jean Leppien – Antonio Calderara - Salvo – Gianni Baretta – Marco Vaglieri – Marcel Duchamp – Jean Dupuy – Takako Saito – George Brecht – Dick Higgins – Alison Knowles – Emmett Williams – Ugo Mulas – Matteo Sanna – Roman Opalka – Enrico Morovich – John Cage – Vittore Baroni – Viviana Buttarelli – Ay-O – Eric Andersen - Plinio Mesciulam – Aldo Spinelli – Raffaele Rossi – Loredana Gallante – Giovanni Fontana – Arturo Schwarz
Leporelli di:
Limbania Fieschi – Anna Oberto – Maria Luisa Malerba – Giacomo Bonino – Marcello Frixione – Pino De Luca – Sandra Chiesa – Irina Gabiani – Philip Corner – Angelo Pretolani – Mauro Panichella – Roberto Rossini – Maurizio Duranti – Berty Skuber – Chiara Veronica Natta – Dario Gentili – Angela Mambelli – Mauro Ghiglione – Enzo Minarelli – Carla Iacono – Giulia Vasta – Emme Friperione – Antonio Flamminio – Fulvio Magurno – Maurizio Camerani – Paola Nizzoli Desiderato – Rebecca Ballestra – Sandro Ricaldone
…
Madamina il catalogo è questo…
Il Libro d’Artista è un lavoro artistico realizzato sotto forma di libro, spesso pubblicato come edizione numerata a tiratura limitata, sebbene a volte sia prodotto come oggetto unico e venga chiamato appunto Unique.
Parte fondante dell’esposizione è la quantità di libri d’artista che sono riuscita a raccogliere in questi quasi 50 anni da che è iniziata la mia attività di gallerista. Libri unici, libri oggetto, libri stampati con intervento, libri stampati in numero ridotto di copie, numerati, firmati, dedicati. Libri stampati formati da pochi fogli legati assieme con un nastro o con una cordicella, libri bianchi, libri senza parole, libri di immagini, ecc. ecc. Libri nei quali la dedica è più importante del libro stesso, carta, carta, carta a rivendicare il proprio diritto e la propria nobiltà nel tempo dell’ebook e dei tablet.
Mesi fa, quando la voglia di vedere e far vedere in “bella mostra” una parte dei libri era già diventata progetto, c’è stato un incontro con un oggetto speciale, il leporello “cahier de voyage” che Giovanni Fassio realizza, immaginando novelli Goethe o Stendhal a passeggio nel nostro bel paese a prendere appunti sulle sue meraviglie. Ebbene, mi sono innamorata di un Leporello, non di colui che canta “Madamina il catalogo è questo…”, ma di questo librino fatto a fisarmonica, che può anche rappresentare uno scrigno segreto in tempi in cui tutte le più intime sensazioni vengono condivise senza mistero e quindi senza fascino, sui vari social di cui siamo in qualche caso le vittime.
In un tempo brevissimo i leporelli si sono moltiplicati, sono passati dalle mani di Giovanni alle mie e poi a quelle di altrettanti artisti ed è nata una mostra nella mostra, bella, ricca e divertente come tutte le volte che si realizza un progetto con la stretta collaborazione degli artisti stessi.
Caterina Gualco, 17 novembre 2018
There is a myriad of possibilities for what artists’ books can be (1) Dick Higgins
Di Sandro Ricaldone
Nella storia millenaria del libro, l’avvento della stampa ha apportato una mutazione che Marshall McLuhan ha analizzato ne La Galassia Gutenberg, sostenendo che ha determinato il passaggio da una forma di comunicazione nella quale erano coinvolti tutti i sensi ad un assoluto predominio dell’elemento visivo e della razionalità. Se questa tesi, per quanto non priva di fondamento, può apparire eccessiva, è indubbio che in quel frangente il libro si è posto come uno dei primi oggetti seriali, idealmente predisposto per una produzione massiva operabile da chiunque disponesse della strumentazione necessaria, cui era tecnicamente più idoneo rispetto ad altre modalità di riproduzione meccanica come l’incisione, che – pur proponendosi fini analoghi – scontava limitazioni oggettive (il progressivo deterioramento della matrice) e implicava comunque una forma di autorialità elitaria. In questo consolidato contesto il libro d’artista interviene, fra Ottocento e Novecento, muovendo in tre diverse direzioni: – a ritroso, verso la forma del codice (miniato o semplicemente calligrafico), con un significativo recupero della componente manuale; – in avanti, attraverso l’incorporazione nella forma libro di materiali che le attuali modalità produttive non consentono di riprodurre in serie neppure attraverso le tecnologie più avanzate (sovviene a questo proposito l’osservazione di Peter Frank secondo cui “le idee realmente ambiziose a proposito della forma libro sono costrette a proporsi attraverso un esemplare unico e sono perciò assimilabili più al disegno o alla scultura che al volume da biblioteca”)(2); – verso l’interno, in una sorta di decostruzione degli aspetti comunicativi usuali, alterati secondo varie strategie o addirittura azzerati. È a partire da un “acte de démence”, come Mallarmé definiva “Un coup de dés”, che si dipana questa nuova esistenza del libro. Un’esperienza sconvolgente, quasi una rivoluzione copernicana, di fronte alla quale Paul Valery non esitava a confessare “Mi sentivo come se scorgessi la figura di un pensiero fissato per la prima volta nello spazio. Qui in verità parlava l’esteso, qui sognava, qui produceva forme nate dal tempo. Attesa, dubbio, raccoglimento erano diventate cose visibili. Col senso della vista, palpavo pause corporee del silenzio”. Di qui un crescendo: dalle disposizioni mimetiche dei “Calligrammes” di Apollinaire agli esplosivi tour de force tipografici della marinettiane “Parole in libertà futuriste”; dai duetti fra parole e immagini di Cendrars e Sonia Delaunay (“La prose du Transsibérien”) e con Léger (“La fin du monde filmée par l’Ange N.-D.”), al design costruttivista nel “Dlia Golosa” (per la voce) di Majakovskij. Un crescendo che monta verso il libro imbullonato di Depero e la litolatta di Tullio d’Albisola e Bruno Munari; verso il collages détournés da Max Ernst in “Une semaine de bonté” e la “Boite verte” dove Duchamp raccoglie le note per il “Grande Vetro”, sino a incrociare le vivaci silhouettes ritagliate da Henri Matisse in “Jazz”. Ma è nel secondo dopoguerra che il libro d’artista si affranca completamente dal residuo che in precedenza lo legava sovente alla sfera dell’illustrazione, per trasformarsi in opera in se conchiusa. Feticcio e oggetto auratico, contenitore di nuovi alfabeti (come non ricordare in proposito “Les journaux des dieux” di Isou?), gioco permutazionale senza limite (Queneau), catalogo tematico di materiali visivi (Ruscha), prototipo di investigazioni strutturali (Gleber), di sole pagine trasparenti (Manzoni) o di istruzioni fuori schema (Yoko Ono), è venuto a costituire per gradi, analogamente alla Mail Art, una sorta di disciplina a sé stante, coltivata ovunque con intensità e frequenza, manipolando e combinando creativamente i linguaggi contemporanei. In questa mostra sono presenti, oltre a lavori prodotti per la specifica occasione, molteplici esempi riconducibili a talune delle tendenze che hanno animato la scena contemporanea: dalla Scrittura visuale (con Martino Oberto e Ugo Carrega) alla Poesia Concreta (Henri Chopin); dal Lettrismo a Fluxus e così via. Un autentico mare magnum da cui scaturisce l’interrogativo se nel libro d’artista sia o meno identificabile una tipologia, un vero e proprio “genere”. In senso negativo si è espresso, ad esempio, Dieter Schwarz(3), argomentando che non si danno, negli esempi concreti dei libri d’artista, caratteri costanti, un “denominatore comune” a suo parere necessario per approdare alla costituzione di un genere. La stessa “unità” del libro – secondo Michel Foucault – è precaria. Il libro, sostiene il filosofo francese, “ha un bel darsi come un oggetto che si tiene in mano; ha un bel rannicchiarsi nel piccolo parallelepipedo che lo contiene: la sua unità è variabile e relativa”(4) e ciò sia sotto il profilo del supporto materiale sia sotto l’aspetto discorsivo, ovvero della presentazione dei contenuti verbali e d’immagine. Un’opposta convinzione è stata espressa da Dick Higgins – artista Fluxus e promotore, attraverso la sua casa editrice, la newyorkese Something Else Press, del libro d’artista – secondo il quale “la produzione di libri d’artista non è un movimento. Non risponde a un programma che una volta adempiuto raggiunge il suo coronamento prima di scomparire, a poco a poco, nel passato. È un genere, aperto ad artisti di ogni sorta, con stili e obiettivi diversi”(5). E, a sostegno di questa opinione un argomento a mio parere non controvertibile è dato dall’esistenza, che in questa rassegna si può verificare in concreto, di una costellazione di autori che, pur nella diversità dei singoli approcci, si mostra consapevole di operare in un ambito condiviso, da una parte, e dall’altra di una comunità di fruitori che guarda a queste pratiche come un fenomeno sostanzialmente coeso sebbene plurale. Al di là di questa problematica, tuttora indecisa e forse non decidibile occorre riconoscere con Anne Mœglin-Delcroix che il libro d’artista “trae la sua ragion d’essere e il suo interesse dall’intima contraddizione che intrattiene tra il rifiuto dei mezzi convenzionali d’espressione artistica e una certa connivenza con la storia del libro”(6), che consente di evitare il duplice rischio di scadere per un verso nella mera illustrazione o, all’opposto, nella comunicazione tout court. Secondo la studiosa francese è “rimarchevole come i più grandi libri d’artista non nascano dal desiderio di fare un libro per fare un libro, ma di dire qualcosa che richiede il libro”. Un libro che non si dà come forma meccanicamente vincolante, ma realizza “un insieme di virtualità libresche multiple”(7).
Sandro Ricaldone
Note:
1) Dick Higgins, A Preface, in Artists’ Books. A Critical Anthology and Source Book, edited by Joan Lyons, Gibbs Smith Publishers, Kaysville 1985 p. 11.
2) Peter Frank, introduzione a Words & Images. A Contemporary Artists Books Exhibition, pagina non numerata.
3) Dieter Schwarz, Lawrence Weiner Books 1968-1989, Walther König, Köln 1989, pp. 127-128.
4) Michel Foucault, L’archéologie di savoir, Gallimard, Paris 1969, p. 34.
5) Dick Higgins, op. cit., p. 12.
6)Anne Mœglin-Delcroix, Esthètique du Livre d’artiste 1960/1980. Une introduction a l’art contemporain, Le mot et le reste / Bibliothèque Nationale de France, nouvelle édition revue et augmentée, Marseille 2012, p. 9.
7) Ibidem, p. 403.
Z E R O G R A V I T A' villa cernigliaro per arti e culture
presenta
F R A N C E S CO P E L L E
R E N D I L I L I B E R I
Reading di racconti inediti con Luisa Nuccio,
letture di Riccardo Alberto
Villa Cernigliaro, Sala Biblioteca
I - Sordevolo Biella
domenica 22 settembre 2019 ore 17.30
La settima morte ed altri racconti
Tinte tetre e contenuti angoscianti e orrorifici si alternano a ironia e criticità della società in cui viviamo in una raccolta di quattordici storie eterogenee. Buchi neri in cantina, macabri scherzi tra universitari, principi che cacciano draghi, spiragli di speranza, ma anche riferimenti all’eretico Dolcino, in parallelo con l’attualità, per sottolineare come il potere faccia sempre leva sull'ignoranza delle classi subalterne.
Francesco Pelle (Biella 1951) autore di Liberiamo l'Òm Salvèj, Leone&Griffa edizioni e di Nella caverna dell' Òm Salvej, CellarDoor editore, ha autoprodotto Poesia in Trattoria. Alcuni racconti, pubblicati da Storiebrevi.it, sono stati per molti mesi nella topten. Gorion, romanzo fantasy, è disponibile su Amazon.
mostre:
valentina povarova | paola zorzi
corrispondenze e dissidenze incrociate con la russia
declinando il libro d'artista
presentazione del libro:
rendili liberi di francesco pelle
no © www.a-costruttiva.it
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